Il 2020 è stato un anno tragico a livello mondiale a causa del Covid 19 e la sensibilità degli artisti libera i propri sentimenti, le proprie sensazioni, le paure vissute e immaginate riversandole nell'arte, così Milena, dopo aver metabolizzato i tragici eventi libera la propria voce.
Nascono piccoli frammenti di paesaggio dentro frammenti di metallo di origine meccanica, micro luoghi immaginari in cui detriti senza vita diventano ipotetici nidi inospitali ed inabitabili.
Luoghi immaginari senza vita, planimetrie in visione aerea in cui ipotetiche città deserte esprimono il bisogno di proteggersi, di nascondersi, di ricostruirsi, sono simbolo di tragedia, di ferite profonde ma anche di speranza e di resilienza. Contengono una riflessione sul dolore ma sicuramente una rivincita! Vi è l'utilizzo di pigmento in polvere, come il pulviscolo atmosferico che cade leggero e costante sulle cose e ne scandisce il tempo, come la sabbia del deserto che viaggia e riposa tra interstizi invisibili di architetture gravitazionali, come il calcare sul percorso dell’acqua, come la ruggine che segna il contatto dell’aria.
Sono l'impronta della vita che resta nella sua perfezione e bellezza anche dopo esser stata sconvolta dal dolore e sommersa dalla morte. Sono il silenzio dopo la battaglia, la quiete dopo la tempesta, il sublime dopo il pathos.
L'opera è rotonda e tridimensionale rifinita con un bordo d'acciaio, un oblò che contiene una visione.
pigmenti puri, cotone, legno, metallo,
£1,570.31
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Il 2020 è stato un anno tragico a livello mondiale a causa del Covid 19 e la sensibilità degli artisti libera i propri sentimenti, le proprie sensazioni, le paure vissute e immaginate riversandole nell'arte, così Milena, dopo aver metabolizzato i tragici eventi libera la propria voce.
Nascono piccoli frammenti di paesaggio dentro frammenti di metallo di origine meccanica, micro luoghi immaginari in cui detriti senza vita diventano ipotetici nidi inospitali ed inabitabili.
Luoghi immaginari senza vita, planimetrie in visione aerea in cui ipotetiche città deserte esprimono il bisogno di proteggersi, di nascondersi, di ricostruirsi, sono simbolo di tragedia, di ferite profonde ma anche di speranza e di resilienza. Contengono una riflessione sul dolore ma sicuramente una rivincita! Vi è l'utilizzo di pigmento in polvere, come il pulviscolo atmosferico che cade leggero e costante sulle cose e ne scandisce il tempo, come la sabbia del deserto che viaggia e riposa tra interstizi invisibili di architetture gravitazionali, come il calcare sul percorso dell’acqua, come la ruggine che segna il contatto dell’aria.
Sono l'impronta della vita che resta nella sua perfezione e bellezza anche dopo esser stata sconvolta dal dolore e sommersa dalla morte. Sono il silenzio dopo la battaglia, la quiete dopo la tempesta, il sublime dopo il pathos.
L'opera è rotonda e tridimensionale rifinita con un bordo d'acciaio, un oblò che contiene una visione.
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