Il tempo è un nastro che gira, apparentemente fuori, in realtà dentro di noi. Un nastro posizionato tra gli ingranaggi dell’occhio, registrando tutto quello che vediamo, della pelle, registrando tutto ciò che ci ha riscaldato o raggelato, del cuore, registrando tutte le infinitesimali emozioni, positive o negative che viviamo, degli odori, dei sapori e del suono delle parole, belle o cattive che siano.
Tutto si imprime in questo nastro scrivendo e sovrascrivendo all’infinito ogni cosa implacabilmente al di fuori del nostro controllo e della nostra volontà, mi chiedo con il senno di poi se il nostro nastro non fosse già di qualcun altro prima di noi, e noi ereditassimo in parte un altro vissuto. Se vogliamo possiamo riavvolgere il nastro e catapultarci in un altro tempo, il tempo dei sorrisi e delle prime emozionanti scoperte, il tempo dei sogni e delle fantasie.
Mi sono sempre rifugiata nel dono della vista e della percezione visiva, il mio occhio si posava sulle pieghe di un tessuto e fantasticava, sui solchi dell’acqua, della ruggine, del muschio e costruiva mentalmente un paesaggio nel paesaggio, sulla pietra e gli intonaci scrostati dei “Muri” rimanendo incantata dalle sfumature di chiaro scuro. E così da allora ho cercato di imprigionare quelle visioni in modo da regalarle agli altri grazie all'arte.
matita, pigmenti, carboncino su legno
£1,573.29
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Il tempo è un nastro che gira, apparentemente fuori, in realtà dentro di noi. Un nastro posizionato tra gli ingranaggi dell’occhio, registrando tutto quello che vediamo, della pelle, registrando tutto ciò che ci ha riscaldato o raggelato, del cuore, registrando tutte le infinitesimali emozioni, positive o negative che viviamo, degli odori, dei sapori e del suono delle parole, belle o cattive che siano.
Tutto si imprime in questo nastro scrivendo e sovrascrivendo all’infinito ogni cosa implacabilmente al di fuori del nostro controllo e della nostra volontà, mi chiedo con il senno di poi se il nostro nastro non fosse già di qualcun altro prima di noi, e noi ereditassimo in parte un altro vissuto. Se vogliamo possiamo riavvolgere il nastro e catapultarci in un altro tempo, il tempo dei sorrisi e delle prime emozionanti scoperte, il tempo dei sogni e delle fantasie.
Mi sono sempre rifugiata nel dono della vista e della percezione visiva, il mio occhio si posava sulle pieghe di un tessuto e fantasticava, sui solchi dell’acqua, della ruggine, del muschio e costruiva mentalmente un paesaggio nel paesaggio, sulla pietra e gli intonaci scrostati dei “Muri” rimanendo incantata dalle sfumature di chiaro scuro. E così da allora ho cercato di imprigionare quelle visioni in modo da regalarle agli altri grazie all'arte.
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