Quest'opera ha partecipato e vinto vari concorsi ed è stata protagonista della copertina di una importante rivista internazionale "Con-fine".
E' stata pubblicata sulla rivista internazionale "Juliett" in un articolo dedicato a lei.
L'artista prepara con cura tele, faesite, legno ed ogni tipo di carta su cui andrà a dipingere o anche soltanto a disegnare, non opera mai senza questa lunga e lenta preparazione delle superfici, rendendole pronte ad accogliere il suo gesto fatto di segno-colore.
Secondo lei la superficie è la pelle del corpo pittura e allo stesso modo, come un corpo umano impregna di creme o di essenze profumate la sua pelle per prepararsi agli incontri esterni, che siano d'amore o di lotta o entrambi, questa pittrice impregna le sue tele o carte di colle speciali, di gesso fine o a scaglie, di cera vergine o di miele, seguendo rituali antichissimi che lei ha personalizzato per rendere unica la pelle della sua pittura.
Quando, dopo vari passaggi di imprimitura, lei ritiene che la superficie sia pronta continua agendo con il segno-disegno, che sia pastello o carboncino è sempre un'azione impetuosa, aggressiva, che mette a dura prova la superficie, ma, alla foga passionale del segno seguono le carezze riparatrici del pennello che, inzuppato di olio di papavero, essenza di trementina e vernice satinata, scioglie materialmente il segno avvolgendolo in un liquido protettivo quasi amniotico.
Così l'artista da vita a una pittura tra il finito e l'indefinito, tra l'insinuarsi e il nascondersi, tra l'illusione della bellezza e il dramma del reale.
pigmenti puri, tela, legno
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Quest'opera ha partecipato e vinto vari concorsi ed è stata protagonista della copertina di una importante rivista internazionale "Con-fine".
E' stata pubblicata sulla rivista internazionale "Juliett" in un articolo dedicato a lei.
L'artista prepara con cura tele, faesite, legno ed ogni tipo di carta su cui andrà a dipingere o anche soltanto a disegnare, non opera mai senza questa lunga e lenta preparazione delle superfici, rendendole pronte ad accogliere il suo gesto fatto di segno-colore.
Secondo lei la superficie è la pelle del corpo pittura e allo stesso modo, come un corpo umano impregna di creme o di essenze profumate la sua pelle per prepararsi agli incontri esterni, che siano d'amore o di lotta o entrambi, questa pittrice impregna le sue tele o carte di colle speciali, di gesso fine o a scaglie, di cera vergine o di miele, seguendo rituali antichissimi che lei ha personalizzato per rendere unica la pelle della sua pittura.
Quando, dopo vari passaggi di imprimitura, lei ritiene che la superficie sia pronta continua agendo con il segno-disegno, che sia pastello o carboncino è sempre un'azione impetuosa, aggressiva, che mette a dura prova la superficie, ma, alla foga passionale del segno seguono le carezze riparatrici del pennello che, inzuppato di olio di papavero, essenza di trementina e vernice satinata, scioglie materialmente il segno avvolgendolo in un liquido protettivo quasi amniotico.
Così l'artista da vita a una pittura tra il finito e l'indefinito, tra l'insinuarsi e il nascondersi, tra l'illusione della bellezza e il dramma del reale.
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