Acquaforte, stampata su carta Magnani da 300 bianca gr 50x35 cm,
lastra di zinco misura 18 x 18 cm,
stampa a 1 colore (seppia)
2 prove d’autore
RECENSIONE del Prof. e artista RODOLFO CECCOTTI
Pensando a Milena Nicosia mi affiorano alla mente tutti i suoi dipinti e incisioni ed anche le perplessità , i dubbi, le certezze, l’attenta e scrupolosa assiduità della ricerca che porta avanti.
Un giorno nell’aula di pittura di Guarneri, vidi per la prima volta una serie di suoi dipinti: quadri monocromi, eseguite con tecnica compendiarla, sinopie finite che non richiedevano l’aggiunta di ulteriori colori. Confesso che rimasi colpito da questa esplosione violenta di colore, capii che Milena voleva e doveva esprimere con forza le sue emozioni. I dipinti rappresentavano letti disfatti, coperte intrise di drammi inspiegabili; sui cuscini ancora rimaneva l’impronta della testa come fossilizzata nell’infinito del tempo. Le coltri, marcate da sofferte notti insonni, erano scalciate sul fondo del letto in una apparente confusione ma, in realtà, ricostruite minuziosamente nei panneggi che ricordavano le straordinarie evoluzioni barocche di cui, non a caso, la terra di Milena ne ha ampia testimonianza. Sono letti, appoggiati alla parete nuda, come per sottolineare l’attenzione sul groviglio di vita e morte che tentavano di raccontarci.
Firenze 7 luglio 2002
carta di cotone e inchiostro calcografico
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Acquaforte, stampata su carta Magnani da 300 bianca gr 50x35 cm,
lastra di zinco misura 18 x 18 cm,
stampa a 1 colore (seppia)
2 prove d’autore
RECENSIONE del Prof. e artista RODOLFO CECCOTTI
Pensando a Milena Nicosia mi affiorano alla mente tutti i suoi dipinti e incisioni ed anche le perplessità , i dubbi, le certezze, l’attenta e scrupolosa assiduità della ricerca che porta avanti.
Un giorno nell’aula di pittura di Guarneri, vidi per la prima volta una serie di suoi dipinti: quadri monocromi, eseguite con tecnica compendiarla, sinopie finite che non richiedevano l’aggiunta di ulteriori colori. Confesso che rimasi colpito da questa esplosione violenta di colore, capii che Milena voleva e doveva esprimere con forza le sue emozioni. I dipinti rappresentavano letti disfatti, coperte intrise di drammi inspiegabili; sui cuscini ancora rimaneva l’impronta della testa come fossilizzata nell’infinito del tempo. Le coltri, marcate da sofferte notti insonni, erano scalciate sul fondo del letto in una apparente confusione ma, in realtà, ricostruite minuziosamente nei panneggi che ricordavano le straordinarie evoluzioni barocche di cui, non a caso, la terra di Milena ne ha ampia testimonianza. Sono letti, appoggiati alla parete nuda, come per sottolineare l’attenzione sul groviglio di vita e morte che tentavano di raccontarci.
Firenze 7 luglio 2002
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